Riportare Chiesa al centro del villaggio

Roberto Beccantini2 dicembre 2020

E se con il Ferencvaros e la Dinamo Kiev la Juventus avesse giocato in campionato? E se a Crotone e Benevento la Juventus avesse giocato in Champions? Sono domande troppo «hard» per non sollecitare la più casta delle risposte: boh. Fatto sta: 1-1 a Crotone e Benevento, 4-1 e 2-1 ai magiari, 2-0 e 3-0, fresco fresco, agli ucraini di Lucescu.

Arbitrava madame Stephanie Frappart, francese, generosa con un abbraccio di Bonucci e, per il resto, abile nello spegnere i falò, rari, che si accendevano un po’ qua e ancora meno là. Scritto che la coppia Morata-Cristiano continua a funzionare (un gol e un gollonzo a testa, e per Cierre, arrampicatosi a quota 750, pure una traversa); precisato che Pirlo aveva restaurato il centrocampo e che, fra i più reattivi, non si può non citare Szczesny, bravo, molto bravo su Tsygankov; ribadito che il gioco scorre ancora a rigagnoli, specialmente quando transita dalle parti di Ramsey, il trequartista di turno al quale nessuno impedisce di scartare mezza difesa o smarcare un sodale sotto porta; tutto ciò premesso, la notizia, per piccola che possa sembrare ai collezionisti di titoloni, riguarda un colpo di mercato. Rimettere (la) Chiesa al centro del villaggio fu arduo per i violini di Garcia, ci prova Pirlo. Un gol di testa, qualche dribbling (ebbene sì) e un contributo non banale: al raddoppio del marziano, perfezionato dalla ditta Morata-Buschan, ognuno a modo suo, alla sesta firma della quarta scelta.

Con Bonucci, tornava Demiral: ah, quei campanili. Efficace, a sinistra, Alex Sandro. E a centrocampo, reparto parco di scintille, il lavoro sporco di Bentancur. Pensare di andare a Barcellona e vincere per tre a uno o con tre gol di scarto mi ricorda, francamente, l’utopia di Galeano: quella cosa che se fai due passi per avvicinarla, lei ne fa altri due». Meglio, allora, concentrarsi sul derby.


Leggi tutto l’articolo…

Pazzia canaglia

Roberto Beccantini1 dicembre 2020

Per carità, gli allenatori: averne. Ma dove era il Milan prima dell’avvento di Ibra? E cos’è la Juventus senza Cristiano? E cosa sarebbe l’Inter senza Lukaku? E’ la sua notte, una delle tante: a Moenchengladbach imposta l’azione che, via Gagliardini e Sommer, sfocia nel gol di Darmian, e poi ne ficca due. Alla fine, 3-2 per Conte, dal momento che i borussi avevano recuperato e ridotto le distanze con Plea. Il quale Plea avrebbe pure siglato il tre pari agli sgoccioli, se il Var e l’arbitro non glielo avessero correttamente sfilato per fuorigioco attivo di Embolo. Tra lattina e centimetri, non è che l’avvento dell’Inter porti bene, da queste parti.

Lukaku, dicevo. Trascina e sradica, è il pivot, anche se oggi si dice «centro», attorno al quale gira (quasi) tutto il gioco. L’Inter poteva chiuderla (palo di Lau-Toro e non solo), i tedeschi potevano riprenderla. Due parole su Darmian: sta a Conte come Mussi stava a Sacchi e Prandelli al Trap. Una pedina preziosa, che tratta la sua casetta di periferia, sulle fasce, come una villa e per questo la lustra, sempre. Fu lui, in Svezia, a cogliere il palo che fece capire come e con che gusto il destino aspettasse al varco lo sventurato Ventura.

E adesso? Girone pazzo, non meno dell’Inter. Può succedere di tutto, veramente, dopo che lo Shakhtar, vinto il Covid, ha sculacciato il Real anche a Kiev. Conte può ancora farcela ma, come Zidane, può finire fuori dalla mappa, persino dall’Europa League. Si decide il 9 dicembre: Real-Borussia, Inter-Shakhtar. Il biscotto di Madrid è una bombetta che potrebbe esplodere sull’obiettivo (avanti entrambi), ma persino in mano agli ex, molto ex, galacticos.

All’Atalanta, in compenso, basterà esportare ad Amsterdam l’1-1 impostogli dal Midtjylland. Un pari, insomma. I danesi erano ancora a zero e, all’andata, vennero travolti (0-4). E’ stato Romero, con una schiacciata alla Lebron,
Leggi tutto l’articolo…

Reazione e piattume

Roberto Beccantini28 novembre 2020

Mentre l’Inter della difesa a tre, Bastoni «mobile» e Barella perno arretrato banchetta al tavolo di un Sassuolo ubriaco di edicola, i senza Cristiano riescono nell’impresa di non vincere neppure a Benevento, con l’aggravante, questa volta, di essere andati in vantaggio.

Inter 3-0, Juventus 1-1. In questo slalom (quasi) parallelo, l’Inter parte forte, aggressiva e gli episodi la baciano. Conte ha sistemato qualcosina, il Sassuolo non è il Real e il resto viene da sé, Berardi ingabbiato, palo scheggiato da Djuricic, pilota automatico e Gagliardini che, dopo Sanchez e l’autogol di Chiriches, sistema il tabellino. All’Inter il risultato, a De Zerbi il possesso palla.

E Madama? La solita minestra, il solito possesso palla attorno ai tocchi di Arthur, un pregevole gol di Morata (ma guarda) su sventaglio di Chiesa, il raddoppio sbagliato da Dybala (l’azione più bella) e sfiorato da Ramsey. Pirlo invoca velocità e profondità, ma Pippo Inzaghi, che fu suo sodale al Milan, lo aspetta sulla sponda del fiume. E allora: o arriva il raddoppio o arriva il pareggio. E’ arrivato il pareggio, naturalmente. Agli sgoccioli del primo tempo, con Schiattarella che impegna strenuamente Szczesny e, subito a ruota, con Letizia che indovina un gran diagonale, fra sentinelle distratte e un portiere che sembrava già sazio.

Restava l’intera ripresa. La Juventus l’ha sprecata con un torello sterile, quasi concessole dagli avversari. Ci sarebbe voluto più movimento senza palla, e magari, se posso, uno straccio di dribbling. Glik sfiniva Morata, l’Omarino non trovava lampi, se non alla fine (bravo Montipò), Ramsey, Rabiot, Frabotta giravano al largo. Per tacere di Cuadrado, in versione «che io vadi». E allora? Il Benevento, incerottato ma stoico, è ancora lì che gode.

Per la cronaca: Cristiano entra con lo Spezia sull’1-1,
Leggi tutto l’articolo…